Il simulacro di San Giovanni Elemosiniere - 1900 circa  (1881 di Rocco De Micheli)

E' la più vecchia foto, sinora conosciuta, della statua.

Segue in calce una descrizione a cura di Fabio Cavallo

Confrontando la foto del simulacro di San Giovanni Elemosiniere (attribuita intorno ai primi anni del Novecento) con una più recente, vien fuori una considerazione spontanea e cioè che l'aspetto iconografico della statua è rimasto pressoché invariato, segno di una buona conservazione nel corso dei secoli. In effetti i recenti interventi di restauro (1965/1995/2004) hanno riguardato solo l'aspetto cromatico dell'opera. La stessa cosa non può dirsi per la base  - o portantina - sulla quale è poggiato il mezzobusto ligneo. La base, ritratta nella foto antica, non è quella che conosciamo oggi. Trattasi di un manufatto databile intorno all'Ottocento, di bella fattura, sostituito intorno al 1960 con una base molto simile ma più maestosa e imponente. Purtroppo di quella originale, poco si sa e, sembra che di recente, sia stata prelevata dal deposito della Chiesa Madre, su direttiva degli Uffici di Curia, per essere esposta nel Museo diocesano di Gallipoli. Gli ornamenti della statua del Santo sono rimasti tali e quali e cioè il pastorale patriarcale che, però in fotografia, è appesantito da un piccolo crocefisso legato sull'asta trasversale minore (la filastrocca composta nel 1842 in occasione del miracolo recitava così: "...n'hannu misu nu crucifissu a manu cu libera tutta Casaranu...") mentre l'asta maggiore presenta appesi alcuni ex voto insieme alla reliquia del fazzoletto col quale fu asciugato il sudore miracolosamente apparso sul viso del simulacro durante il famoso miracolo avvenuto il 31 maggio 1842. L'anello, inserito erroneamente nella mano sinistra, pur non essendo quello che si ammira oggi, è anch'esso conservato insieme agli ornamenti solenni del Santo. Un discorso a parte merita la mitria. Quella che vediamo nella foto antica risale intorno ai primi anni del Novecento e venne sostituita, perché logora, da una nuova mitria confezionata negli anni '70 del secolo scorso dalla Sig.ra Teresa, sorella di Mons. Raffaele Martina, abile ricamatrice. Il compianto amico e ricercatore Pino De Nuzzo, parlandomi di questo copricapo, mi riferiva che è opinione diffusa che l'inconsueta forma a due punte sia da attribuire alle origini orientali del Santo. Niente di più sbagliato! La mitria "bicuspidale" è presente nei primi secoli di storia della Chiesa romana, successivamente le due estremità furono girate in modo da porsi una dietro l'altra come appaiono nelle mitrie attuali. La mitria bicuspidale di San Giovanni, secondo De Nuzzo, è frutto di una errata identificazione di Simeone il vecchio, ritratto nella tela della Presentazione al tempio, posta nella canonica della Chiesa Madre, in un improbabile San Giovanni. Simeone indossa, infatti, una mitria biforcuta, tipica di quei tempi, mentre Gesù insieme a Maria e Giuseppe, recanti alcuni doni per il tempio, sono stati scambiati per dei mendicanti. Da questo errore, nasce la particolare forma della mitria di San Giovanni. Non a caso le prime immagini di San Giovanni presenti in chiesa (la statua in pietra dell'altare e quella posta sul fastigio) hanno una classica mitria romana e non bicuspidale.

Anche il pastorale ha suscitato in molti reminiscenze orientali. Il pastorale tenuto da San Giovanni è di foggia romana e, a differenza del pastorale liturgico (quello con il riccio sull'estremità superiore), questo tipo di pastorale è tipicamente araldico, il che identifica, a secondo del numero delle barre trasversale, il grado di presule. La croce semplice identifica i vescovi, la croce con doppia barra identifica gli arcivescovi e i patriarchi, la croce tripla è esclusiva del Papa.

Fabio Cavallo 22.1.2015