Ipotesi sull'antico percorso verso la Chiesa della Madonna della Campana

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Padre Antonio Chetry  (Casarano 1913-Napoli 1984) è stato,, tra l’altro, uno dei più importanti, se non il più importante, ricercatore e studioso della storia casaranese.

La sua opera magna è stata “Spigolature Casaranesi”: una raccolta di 6 quaderni  che descrive aspetti inediti della vita civile, religiosa e anche privata di Casarano del tempo passato.

Prima di entrare nella questione faccio una doverosa precisazione,  ossia che lungi da me fare “bucce” a tale insigne studioso, neanche se fossi all’altezza, perché condivido appieno quanto ebbe a scrivere in una citazione verso l’altro storico casaranese Luigi Tasselli (1622-1694): ” … Purtroppo c’è stata una critica denigratoria e acida, che ha investito il Tasselli, con giudizi non sempre giusti, dovuti a volte a disattenta lettura delle opere, a volte alla mania di generalizzare gli apprezzamenti negativi o quella di ripeterli meccanicamente, ignorando presuntuosamente che nel campo storico non è difficile incorrere in errori e sviste; spesso poi coloro che rimproverano spropositi negli altri, ne commettono a loro volta, e, forse, di più marchiani. Si dimentica altresì, con irriverenza poco elegante, il merito di chi fu il primo a trattare certi argomenti storici. Per coloro che vengono dopo è più facile correggere molte inesattezze. Ma se questi posteri fossero vissuti in quei tempi, avrebbero fatto meglio?...

 

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LA VIA VECCHIA

Partendo dal suo scritto ho cercato di capire quale era realmente il percorso che anticamente si seguiva per giungere alla chiesa della Madonna della Campana.

Munito di macchina fotografica, nel seguire pari pari quanto egli ha scritto, ho cercato di ripercorrere la “via vecchia” da egli anche definita “via ordinaria e unica” che per oltre un millennio conduceva da Casaranello alla Campana:

Iniziando dalla via di fronte alla cappella di S. Elia, già contrada “Tammaro” (variante di Tumaro, ora denominata via “Paolo Borsellino”),

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che originariamente era una “stradella”, come si vede in una foto degli anni ’60

 

ho percorso i 100 metri descritti (realmente 140), qui la strada curva a destra per poi proseguire; ho superato ciò che resta del casino “lu Tumaru”,


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ma mi sono fermato e arreso, perché alla fine della strada se si gira a sinistra (in via Maggia), si giunge certamente alla collina, ma per la gradinata che tutti conosciamo e che arriva sullo spiazzo della chiesa con provenienza da nord-ovest.

L’autore però scrive che la provenienza sullo spiazzo è da sud-est, pertanto, o ha commesso un errore di orientamento e, quindi, la “via vecchia” era quella che io ho percorso, oppure voleva dire che una volta passato il casino “lu Tumaru” si doveva svoltare a destra, solo in questa maniera, una volta inerpicati sul colle, si poteva  arrivare sullo spiazzo con provenienza da sud-est.

Se è così, però, si apre uno nuovo scenario: quello che ho ipotizzato, nel  post su FB, nel 2014.

 

(ecco il link:https://www.facebook.com/groups/carusa/permalink/850022465009590/)

 

ovvero che per arrivare sull’-erto colle- si doveva percorrere l’antica gradinata (forse medioevale e oggi deruta) che partendo da un certo punto di via Maggia, si inerpica perpendicolarmente verso la villa dei “De Donatis” per  fermarsi a circa un paio di metri sul lato ovest della stessa villa (edificata posteriormente alla gradinata).


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Vorrei, però, azzardare timidamente un’altra ipotesi: proseguendo su via Maggia verso il boschetto, superata di 110 metri  la predetta gradinata, sempre tra la vegetazione, si scorge una brecciata che potrebbe essere sia un muro deruto di confine sia un sentiero sopraelevato.

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LA VIA NUOVA

Poiché egli ha scritto questo quaderno nel 1976, quando cita la “via nuova”, dicendo: “In questi ultimi decenni allargata, coperta di asfalto… è quella che piega a destra, non appena si esce da Casarano, diretti a Ruffano, con provenienza quindi da nord-ovest”, sicuramente si sta riferendo alla strada grande (ora via Caravaggio), ciò che stupisce, però, è quando asserisce che la stessa “è affiancata da graziose villette e da giardini ridenti”. Come sappiamo vi era e vi è una sola graziosa villa, quella dei “Pio”.

(E anche se dovesse riferirsi a via Maggia, l’unica villa è quella dei “Capozza”)

 

Però, leggo che il 24.1.1711 il vescovo Antonio Sanfelice si reca, come pellegrino, sulla collina percorrendo via Pietà (attualmente via Mazzini), visita la cappella della “Pietà”


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e prosegue a piedi prendendo l’accesso al colle da nord che “era in quei tempi poco più di un sentiero… e non spianato e carrozzabile come sarà mezzo secolo dopo”, quindi è pacifico che Padre Chetry si stia riferendo alla strada grande, che è l’unica carrozzabile sino al nostro traguardo.

 

Conclusioni:
Per via “vecchia” potrebbe intendersi:

1)      Il percorso, con arrivo sullo spiazzo della chiesa con provenienza da nord-ovest, che comprende, in successione, via Tammaro (ora Borsellino), un piccolo tratto nord  di via Maggia, un breve tratto direzione est della stessa e la gradinata rifatta nel 1955 (quella con la via Crucis);

2)      Il percorso, con arrivo sullo spiazzo della chiesa con provenienza da sud-est , che comprende, in successione, via Tammaro (ora Borsellino), un piccolo tratto sud di via Maggia, la gradinata dei De Donatis e un altro corto tratto della stradina panoramica;

3)      Il persorso con arrivo sullo spiazzo della chiesa con provenienza sud-est che comprende, in successione,  via Tammaro (ora Borsellino) un piccolo tratto sud di via Maggia, un erto sentiero pietroso  e un altro corto tratto della stradina panoramica;

 

Un auspicio:
Lo scarno cartello toponomastico della strada intitolata a Padre Chetry, che trovasi in contrada Botte, dovrebbe almeno indicare:
Padre Antonio Chetry  (1913-1984) gesuita e studioso storico locale

5.3.2020 R.D.M.